Nelle opere che Patrick Eduardo presenta alla Kou Gallery di Roma,(mostra visitabile fino al 16 novembre), è estremamente interessante il connubio tra antico e contemporaneo. La ricerca parte dallo studio del segno calligrafico inteso come creazione artistica, analizzando la scrittura come corpo dotato di un proprio valore estetico al di là dei significati che veicola, e si coniuga al gesto dell’artista , alla libertà espressiva di un linguaggio artistico che è tutto contemporaneo e si compone di tecniche e modalità legate alla Street Art.
E’ un’arte che lavora tra passato e presente, tra classico e contemporaneo. Muovere dallo studio della calligrafia vuol dire attraversare epoche, stili, gusti, ed esplorare le numerose stratificazioni di significati legati alla forma delle lettere e delle parole. Dai segni delle capitali romane, della scrittura carolina, gotica, umanistica, dai miniatori medievali che decoravano la prima lettera di un testo rendendola una piccola opera d’arte di grande potenza narrativa, alle libere interpretazioni e astrazioni del segno calligrafico degli artisti contemporanei. Il movimento artistico Calligraffiti nato in Olanda negli ultimi anni, riunisce artisti di diverse nazionalità (Niel Neulman, Rojas Leòn, Luca Barcellona, per citarne alcuni..) che si muovono intorno a questa ricerca di grande significato spirituale, ma anche di grande impatto estetico e valore decorativo (che non è sfuggito ai grandi marchi della moda e del design, con i quali a volte questi artisti collaborano, come già accaduto con la Street Art).
Come Federica Piras (curatrice della mostra) ricorda nella presentazione della mostra, Patrick Eduardo, (classe 1991), è venuto a contatto con il movimento Calligraffiti durante i suoi studi di architettura in Olanda, ma nella sua personalissima ricerca il segno-simbolo-metafora ricercato, raffinato, può esprimere la continuità e l’unità con i cerchi concentrici ornati da astrazioni calligrafiche che emergono (con effetto quasi tridimensionale) dal fondo scuro della tela esplodendo nell’oro, o può esprimere la separazione, la linea di demarcazione, di passaggio attraverso le diagonali che attraversano la tela, separando le partiture cromatiche dei colori accesi, a contrasto, sottolineando passaggi di stile, evoluzioni della sua ricerca. E la ricerca di questo interessante artista è sempre dentro lo spessore della Storia, come l’ultima opera Chirographum 1853 testimonia, un’opera che si ispira nella sua composizione (la figura è smembrata in cinque tele) al chirografo, antico documento medievale scritto in più copie su un’unica pergamena. Così Federica Piras sull’opera nel saggio di presentazione della mostra :” I colori ricalcano quelli dell’elemento portante della mostra: Il fuoco. La parte sottostante come una colata di lava, brucia i simboli calligrafici in un nuovo, rinato Patrick Eduardo mai esplorato prima d’ora che unisce rinascimento, pop art e street art nell’opera che così chiude Pyros, Scritto nel fuoco.”
Perché scritto nel fuoco?
Patrick Eduardo
Pyros, Scritto nel fuoco
17 ottobre- 16 novembre 2019
Kou Gallery– Roma
Ringrazio Patrick Eduardo per l’intervista che mi ha concesso in occasione della sua performance-evento alla Kou Gallery il 24 ottobre 2019
Immagini nell’articolo: Installation view della mostra Patrick Eduardo- Pyros, Scritto nel fuoco. A cura di Federica Piras. Courtesy Kou Gallery