La mostra In Praise of Shadows, che l’artista tedesco Gregor Becker inaugurerà il prossimo 23 ottobre a Roma (nell’ambito di Rome Art Week), omaggia nel titolo un mirabile saggio di Jun’ ichiro Tanizaki, scritto negli anni ’30 del novecento. Il libro è una riflessione sui principi filosofici ed estetici della cultura giapponese che lo scrittore sentiva sacrificati ad una crescente occidentalizzazione del suo Paese.
Tanizaki esamina da un punto di vista estetico ogni aspetto del vivere quotidiano (dall’architettura, all’organizzazione degli spazi privati), sottolineando come l’arte giapponese testimoni in tutte le sue espressioni un principio estetico basato sulla tensione dialettica tra luce ed oscurità, e proprio in quello “spazio indefinito, in quel vuoto dove si addensa l’ombra” individui il bello.
Così Calvino nella recensione al libro nel 1982: L’ombra è l’estetica che si annida tra l’oscurità e la luce. Il bello si intuisce e l’indefinito stimola l’immaginazione….l’oscurità che Tanizaki ci insegna a guardare non è qualcosa di uniforme e compatto ma di variegato e cangiante, una sorta di pulviscolo cinerino, e in ogni sua particella sembrano risplendere tutti i colori dell’arcobaleno.
Nella riflessione di molti filosofi occidentali il concetto di ombra, sia come metafora filosofica che come fenomeno della percezione è stato ed è tuttora centrale. In un recente saggio Dialettiche dell’Ombra, (uscito recentemente sulla rivista Immagine e Parola), il filosofo Massimo Carboni indaga i meccanismi della percezione del reale attraverso la nozione di ombra come confine tra visibile e invisibile, e attraverso il rapporto dialettico tra luce ed ombra.
“L’ombra rimanda a ciò che non vediamo…è immanente alla percezione: l’apertura stessa del mondo, del reale non ne esclude l’occultamento, anzi ne implica la necessità ad ogni istante. L’intuizione afferra illumina una datità presente, ma non può farlo che attraverso lacune…incompletezze..qualcosa sempre dilegua nell’ombra e quest’ombra sostiene la luce”. “(Husserl)
Gregor Becker porta la ricerca estetica nel cuore di queste riflessioni.
Nel mondo accecante della contemporaneità, l’artista riflette sull’impossibilità di cogliere ciò che appare attraverso un’unica visione, sull’importanza dell’ombra, del cono indistinto dove il reale è un campo dialettico di luci e oscurità, e ci invita ad esperire le sue opere proprio interagendo con le suggestioni di visioni “umbratili” attraverso sapienti installazioni di luci. Poetica, la sua, del frammento, della relatività di ogni intuizione.
https://www.gregorbeckerstudio.com/
Le opere di Becker sono concepite come spazi che attivano la percezione, mettono in discussione e in relazione diversi punti di vista, mutevoli e variabili, sottoposti al gioco di più fattori: le diverse gradazioni della luce, la posizione, la personale percezione.
Ad una prima osservazione, statica e frontale, lo sguardo è catturato dal forte cromatismo, di matrice espressionista, i segni sono narrazioni di frammenti di percezioni, close up emotivi, che a volte mantengono un residuo di realtà, (occhi, pesci, elementi naturalistici), a volte raggiungono l’astrazione geometrica. Ma qualcosa di inafferrabile nella forma, costringe a guardare da vicino, a circumnavigare l’opera. Le tessere sono incollate al supporto come la composizione pittorica del mosaico e disposte seguendo le regole di frazionamento del colore. Inserite di taglio e successivamente lavorate e piegate dall’artista, creano un nuovo effetto: la tridimensionalità. Le immagini tridimensionali coinvolgono il fruitore in un movimento incessante di forme e colori. Osservando queste opere, girandoci intorno, riprendiamo la lunga e complessa danza che l’artista ha compiuto con la materia, per comprendere con la nostra percezione che la realtà ha una forma mutevole, variabile. Niente è dato e definitivo.
https://www.gregorbeckerstudio.com/
Se la forma cambia ad ogni nostro piccolo movimento, ci accorgiamo che anche i colori cambiano attraverso diverse gradazioni di intensità, fino a volgere al loro opposto: all’ombra. Tornando ad una visione frontale ci accorgiamo di ciò che ci era sfuggito: l’ombra attraversa ogni colore, innerva l’opera.
L’ombra sostiene la luce. E la complessità del reale si annida nell’ombra, nel confine tra ciò che crediamo di vedere e ciò che intuiamo senza vedere. Questo è il mondo parallelo che l’artista tedesco ci mette di fronte, ci invita ad esplorare.
Jun’ ichiro Tanizaki conclude così il suo saggio: Vorrei riportare il mondo dell’ombra che stiamo dissipando almeno nel regno dell’arte…sarà possibile? Intanto provo a spegnere le luci.
Forse anche per questo durante la mostra Gregor Becker spegnerà le luci…
Gregor Becker– In Praise Of Shadows– Rome Art Week- 23-28.10. 2023 – via Lata-nr6- Palazzo Doria Pamphilj- Roma